di Fabio Travagli (5P – Liceo Scientifico Roiti di Ferrara – anno 2021)
Aree tematiche di riferimento: tecnologia, matematica, fisica
Stato attuale del progetto: in essere
Dall’ultimo articolo scritto su questo sito, quasi due anni fa , sono cambiate molte cose all’interno del progetto HoPE (Hands on Physics and Engineering) e anche le persone che vi partecipano, riscuotendo una discreta visibilità a livello nazionale e internazionale.
Almeno una volta all’anno,infatti, il giornale Il resto del carlino intervista i partecipanti per documentare questa collaborazione, unica in Italia, con il MIT di Boston.
Il progetto collabora con l’università degli studi di Ferrara nell’ambito del programma teacher development program ,e annualmente i tutor americani e alcuni partecipanti del progetto vengono invitati a presentare i lavori realizzati durante l’anno e a mostrare il metodo innovativo di insegnamento, colonna portante dell’ iniziativa.
Nel 2019 alcuni progetti, come handinator e il guanto musicale, hanno riscosso l’interesse di alcuni studenti di fisioterapia dell’ospedale San Giorgio di Ferrara, che hanno basato le loro tesi di laurea su questi progetti con la finalità di agevolare e velocizzare la riabilitazione di pazienti con difficoltà motorie agli arti superiori.
A causa della pandemia da Covid-19 l’ edw, la sessione estiva del progetto HoPE che normalmente si svolgeva a Boston, è stata realizzata a Ferrara, permettendo a molte più persone di partecipare e creare in sole due settimane un modello del castello estense di grandi dimensioni, dotato di fontane funzionanti, ponte levatoio motorizzato e fossato illuminato; ora il modello si trova esposto nell’atrio al piano terreno della succursale del liceo.

Normalmente questa esperienza viene fatta al MIT Edgerton centre a Boston, dove nei laboratori, per un mese, lavorano insieme studenti del Roiti, studenti provenienti da Barcellona che stanno conducendo un progetto analogo al nostro, e con gli studenti di MIT che tra l’altro seguono annualmente i progetti direttamente in Italia.
Fra i progetti gemellati vi è sfn Kassel , un laboratorio interattivo di fisica che era partito 20 anni fa all’interno di una scuola e si è sviluppato nel tempo, fino a diventare una associazione autonoma con ampi spazi a disposizione e la disponibilità di ospitare annualmente circa 100 progetti.
Due anni fa alcuni studenti del nostro liceo hanno partecipato ad una conferenza per raccontare il metodo di lavoro in HoPE.
Gli studenti hanno anche partecipato ad un hack-a-ton, una maratona di due giorni, per realizzare un pannello solare in grado di seguire il movimento del sole.
Nell’ultimo anno il progetto HoPE sta avendo una maggiore visibilità a livello internazionale, infatti nella primavera del 2020 è stato presentato al solve di MIT, una manifestazione dove vengono presentate delle possibili soluzioni a problemi di natura mondiale, come esempio di metodo di insegnamento adatto ad eliminare le disparità di genere nelle materie STEM(Science, Technology, Engineering and Math).
A giugno di quest’anno il progetto potrebbe partecipare, insieme a sfn Kassel e a Edgerton centre, ad una conferenza internazionale per presentare il metodo innovativo di insegnamento di HoPE.
Un altro appuntamento importante è con la Jean Piaget society che si occupa di raccogliere persone portate all’insegnamento e specialmente con metodi di insegnamento innovativi.
Il Liceo A. Roiti è stato nominato da INDIRE, acronimo per Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa, grazie al progetto HOPE come scuola capofila per l’apprendimento autonomo e tutoring nel 2019 e nell’anno corrente, grazie alla nomina, sono state redatte delle linee guida saranno pubblicate da INDIRE, ottenendo l’onore di essere selezionata per merito da un istituzione volta a selezionare metodi di educazione innovativi, mostrando la modernità del progetto e il bisogno di documentare e divulgare la nostra esperienza per essere replicata in altre scuole.
Ho intervistato l’odierno presidente del progetto, Francesco Bondesani di 5M, chiedendogli quali sono stati i cambiamenti maggiori durante questi anni e mi ha risposto:
“ il progetto era partito il primo anno più come un esperimento e non avevamo idea di cosa avremmo fatto. Ci aspettavamo la solita lezione frontale sulla fisica, incentrata su formule ed esercizi, ma le cose sono andate diversamente e ci siamo trovati a dividerci in gruppi per affrontare i problemi mettendo mano a ciò che ci interessava, senza sapere precisamente come si doveva guidare un gruppo o cosa realizzare, ma questo è venuto spontaneamente.
Con il tempo abbiamo imparato molto, non solo come conoscenze e abilità ma anche a fare gruppo, a stare bene assieme e ad aiutarci.
Con il tempo il progetto è cresciuto, arricchendosi di persone interessate e competenti, fino ad arrivare ad oggi con 50 partecipanti del Roiti e 10 tutor universitari di UniFe. Anche la scuola ha creduto in noi concedendoci un’ intera aula dove depositare il materiale e gli utensili, che abbiamo rinominato ‘4-409’, come l’ufficio di Ed al MIT. Ed ogni tanto ci ripropone sfn Kassel e l’ Edgerton centre questo motto per il progetto This is a project of the students, by the students and for the students ossia questo è un progetto degli studenti, creato da loro e per loro e questo sottolinea come i veri attori del progetto sono gli studenti e credo che riassuma perfettamente lo spirito di HoPE .”
Per ulteriori informazioni, visitate il sito del progetto qui