Il ritorno delle erbe officinali nel XXI secolo
di Leonardo Sgueglia della Marra, Matteo Calori, Vittoria Borghini (Liceo Scientifico Roiti di Ferrara – Classe 4P – Anno 2017)
Aree tematiche di riferimento: botanica, medicina Stato attuale del progetto: concluso
E se le erbe potessero davvero curare il cancro ?
In questo articolo analizzeremo l’azione delle erbe terapeutiche che si possono ritrovare nel nostro territorio, quello ferrarese, così come di quelle contenute nel bel volume dal titolo Sine Quibus. Erbe utili, come vedremo e come non molti sanno, nella prevenzione oncologica.
Anticipando che è stato pubblicata sul canale YouTube una videopresentazione che anticipa i contenuti dell’articolo, entriamo, latinamente, in medias res. Nel 2014 i ragazzi della 5M del liceo Onesti di Fermo hanno pubblicato il libro intitolato Sine Quibus. Il progetto è stato realizzato in seguito all’idea della professoressa Maria Rita Felici e dell’esperto fittile Nadir Stringa che lo ha proposto all’insegnante Maria Antonietta Crisanti.
Il nome del libro deriva dal latino e significa “senza le quali”, indicando dunque l’essenzialità delle erbe officinali. Si tratta di una raccolta di 54 vasi da farmacia appartenenti alle collezioni di proprietà della famiglia Manardi, del Dottor Cesare dell’Osso e del Museo del Santuario di Tolentino. Nel testo vengono enunciati i principi attivi e le caratteristiche delle principiali piante medicinali utilizzate in tempi antichi.
Per approfondire al meglio le dinamiche per la realizzazione del progetto abbiamo contattato il ceramologo Nadir Stringa per porgli alcune domande.
Che ruolo ha avuto nella realizzazione del progetto SINE QUIBUS?
<<Ho curato la parte relativa alle ceramiche, compresa la loro storia.>>
Come avete iniziato la collaborazione lei e la Prof.ssa Felici? E come è nato il progetto ?
<<Avevo cominciato a ricatalogare le ceramiche al museo del santuario Tolentino poiché dal 1933 la sezione dei vasi non era mai stata riordinata. Quindi ho accettato l’incarico. Ne è uscito un catalogo importante quindi sono venuto a contatto con i collezionisti di Fermo. Ho consultato in particolare tre collezionisti, fra qui la prof.ssa Felici. Durante gli incontri è nata l’idea di fare questo progetto sui vasi farmaceutici. Le professoresse del liceo, entusiaste, hanno esposto il progetto al consiglio di classe, il quale ha accettato. Io sono stato qualche volta in classe a spiegare la storia della ceramica e dei vari tipi che sono stati prodotti nelle varie epoche. Ad ogni studente è stata data quindi la possibilità di scegliere circa due vasi a testa. Ogni alunno ha svolto la ricerca botanica dell’erba officinale reativa con l’aiuto della professoressa Crisanti. Gli studenti hanno inoltre dovuto consultare libri molto antichi per completare tale progetto. Intanto io mi occupavo dell’interpretazione delle iscrizioni presenti sulle varie ceramiche e della storia dei vasi. Ho quindi completato per ogni vaso una scheda ceramologica. Tale progetto risulta essere altamente formativo sia perché ricerche così impegnative rimangono bene impresse nella memoria ed inoltre perché ormai con la tecnologia di adesso risulta essere facile fare una ricerca ma in questo caso i ragazzi non si sono potuti avvalere in particolar modo di internet, ma hanno dovuto invece imparare a fare ricerche su libri molto antichi in cui magari alcune parole non hanno lo stesso significato che hanno per noi oggi.>>
Dopo la conclusione del progetto ha ritrovato vasi importanti?
<<Dopo aver terminato il progetto SINE QUIBUS ho catalogato la collezione di vasi di Castel Franco Veneto. Il vaso che si trova sulla copertina del libro pubblicato dalla scuola è un vaso molto importante che non si era mai visto prima; è stato ritrovato all’inizio dell’anno 2013. È soprattutto la forma a essere di rilievo, in quanto unica nel suo genere. Di solito i vasi sono importanti quando hanno qualcosa di documentario, oppure se presentano una data, infatti i vasi nel ‘600 raramente venivano datati. Per la storia della ceramolgia molto importanti sono anche i decori che i vasi presentano.>>
L’esperienza formativa
Nell’intervista ad alcuni studenti è emersa la grande importanza di questo progetto sia dal punto di vista umanistico che scientifico in quanto hanno tradotto dal latino e dal volgare italiano, antichi testi. Hanno inoltre studiato i principi attivi delle erbe. Questi aspetti corrispondono a quelli considerati più interessanti da parte degli alunni.
Per comprendere meglio l’esperienza svolta per portare a termine il lavoro siamo andati nella città di Fermo dove abbiamo incontrato la professoressa Felici, la quale molto cordialmente è riuscita ad organizzare un incontro con alcuni ragazzi della classe con la quale aveva portato a termine Sine Quibus. Agli ex-studenti abbiamo posto alcune domande riportate di seguito.
Secondo voi è stato istruttivo come progetto?
<<Il progetto è stato molto istruttivo, sia per il fatto che l’argomento in se e per se è molto interessante, ma soprattutto per la grande ricerca che ci ha permesso di fare, dallo studio delle varie piante in questione (caratteristiche, principi attivi, ecc.), alla ricerca bibliografica delle varie preparazioni officinali.>>
Cosa vi è rimasto di questo progetto ad oggi che sono passati già alcuni anni?
<<Ciò che mi è rimasto davvero impresso è proprio il fatto di come già, fin dai tempi antichi, si conoscessero le proprietà benefiche delle piante officinali, e di come le varie ricette siano state tramandate nel corso del tempo e tuttora alcune in uso.>>
Quale è stato secondo voi l’aspetto più interessante del progetto? Quale quello più difficile?
<<L’aspetto più difficile ma allo stesso tempo più interessante è stato proprio la ricerca e la traduzione delle ricette da libri antichi, scritte in latino o in volgare. È stata molto complicata , ma alla fine anche gratificante.>>
Quale figura secondo voi vi è stata più utile nella realizzazione di tale progetto?
<<Le figure più utili nella realizzazione di questo progetto sono state le professoresse Crisanti e Felici, che ci sono state sempre dietro nell’intero corso del progetto.>>
Terminata la raccolta delle informazioni sul lavoro svolto dagli studenti di Fermo ci siamo chiesti se anche nella nostra città, Ferrara, ci fosse un così ampio impiego delle erbe officinali. Quindi ci siamo recati alla biblioteca comunale di Ferrara in cui abbiamo consultato libri da cui è emerso che anche nel ferrarese vi era un vasto utilizzo delle erbe medicinali nella cura delle malattie, in particolare per i tumori venivano indicate aglio, aloe ed erba cavallina. In Sine Quibus ritroviamo invece colchico autunnale, aloe e contrajerva.
In seguito a studi moderni siamo in grado di spiegare in modo più preciso l’azione di queste erbe.
Il colchico autunnale (colchicum autumnale) contiene la colchicina, una sostanza altamente tossica dall’azione antimitotica. Sotto il controllo del medico viene prescritta per rallentare alcune forme tumorali della pelle e della mammella.
Nell’aloe (aloe vera) sono stati di recente studiati alcuni principi attivi e le conoscenze riguardo agli effetti sull’uomo sono estremamente limitati. All’interno dell’aloe vi è una sostanza di fondamentale importanza per supportare tale tesi, l’emodina. In laboratorio è stato studiato come in vitro tale componente impedisca la crescita di alcune cellule tumorali.
Anche per la contrajerva (dorstenia contrajerva) gli studi sono ad uno stato che non è sufficiente per definirla con precisione come un prodotto antitumorale nel contesto umano. Della Dorstenia è stata analizzato l’aspetto citotossico verso alcune forme tumorali, come quelle leucemiche. In tale modo agisce anche l’erba cavallina (equisetum arvense).
La ricerca sull’aglio (allium sativum) riguarda prevalentemente quella in vitro in particolare contro alcuni tipi di cellule tumorali. Alcuni dati divulgati in rete potrebbero far pensare che un’alimentazione copiosa d’aglio determini un forte abbassamento dell’incidenza dei tumori anche se questo aspetto è ancora da determinare con certezza.
Da quanto è emerso le erbe officinali potrebbero aiutare la lotta ai tumori. Purtroppo gli studi non sono abbastanza approfonditi per determinare con certezza la tesi iniziale. Anche l’aspetto sociale determina un rallentamento della ricerca quando invece potrebbe, in un futuro più o meno vicino, decretare la nascita di un farmaco che possa finalmente salvare molte persone che ogni anno vengono colpite da questa malattia.
Il libro Sine Quibus è tutt’ora in vendita ed è acquistabile anche online
RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia la Biblioteca comunale di Fermo, la biblioteca del convento San Nicola di Tolentino, la biblioteca comunale di Ferrara che ha gentilmente concesso la visualizzazione di alcuni libri presenti nell’archivio della città, Padre Gabriele Pedicino (frate del santuario di Tolentino), frate Corrado del monastero del Convento di Sant’Agostino, gli alunni Riccardo Bianchini, Leonardo Santarelli, Martina Cesaretti, la prof.ssa Mariacristina Fornasari, la prof.ssa Licia Zanni, il prof. Gian Andrea Pagnoni, la prof.ssa Tullia Ravaioli, la dott.ssa Maria Rita Cingolani, il liceo Onesti di Fermo, il prof. Taffetani Fabio, l’esperto fittile Nadir Stringa, la prof.ssa Maria Antonietta Crisanti ed in particolare la prof.ssa Maria Rita Felici ed il prof. Gianni Sacchetti per la loro grande disponibilità.
BIBLIOGRAFIA
Piante medicinali del ferrarese, Erbe ed erbari a Ferrara dal ‘400 ai giorni nostri, <<Erb e piant di nostar co’>>,
Sine Quibus.